24/09/2018

5. Tesoro Antico

La maggior parte dei pezzi esposti in questo ambiente risale a una donazione di Bonifacio VIII ed è registrata in un prezioso manoscritto che avete avuto modo di ammirare nella Sala Capitolare. Bonifacio, che è considerato l’ultimo papa del Medioevo, è in qualche modo considerato anche il primo dell’epoca Moderna e chiude la serie dei papi che abitarono abitualmente e con continuità in città.

Il caso del Tesoro Antico di Anagni risulta essere davvero notevole poiché, nonostante le mutilazioni, conserva una tra le più interessanti e variegate raccolte artistiche di epoca medievale.

Questo Tesoro vanta una collezione particolarmente importante per la presenza di tessuti realizzati con tecniche esecutive differenti tra di loro e provenienti da svariate aree geografiche.

All’interno dalla prima grande vetrina a destra dell’ingresso si conserva il Piviale della Vergine realizzato in opus anglicanum, con un tessuto di lino laminato in oro con ricami in seta di vari colori e datato alla metà del XIII secolo. Al centro del tessuto sono presenti tre clipei che accolgono le storie della Vergine: in basso è la Dormitio Virginis, al centro è la sua Assunzione in Cielo all’interno di una mandorla e a seguire la sua Incoronazione e la Condivisione del Trono con il figlio Cristo. Tutti gli altri clipei, a sinistra e a destra, accolgono storie dell’Infanzia e della Passione di Cristo.

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Nella successiva vetrina angolare è conservato il prezioso cofanetto reliquiario di san Thomas Becket, arcivescovo di Canterbury, ucciso nel 1170 nella cattedrale inglese durante la celebrazione dei vespri da quattro cavalieri inviati da re Enrico II d’Inghilterra. Canonizzato solo 3 anni dopo, il santo fu subito oggetto di grande devozione qui ad Anagni perché rappresentava indiscutibilmente la vittoria della Chiesa inglese, martire del potere dello stato, tanto che il re fu costretto anni dopo a chiedere umilmente perdono e a farsi flagellare atrocemente dai canonici di Canterbury.

L’oggetto ha un’anima in legno di forma a capanna, rivestita con lamine in rame dorato decorate con smalti blu, opera realizzata da orafi di Limoges nella prima metà del XIII secolo. Sulla fronte è rappresentato il momento del martirio del santo, mentre in alto è la sua sepoltura. Si tratta del primo di una serie di oggetti e ambienti legati alla figura del santo inglese che incontrerete lungo il percorso museale, a testimonianza della grande diffusione del suo culto nel basso Lazio. Infatti, sul ripiano inferiore, si conserva la mitria con l’immagine del santo inglese insieme a san Nicola e san Giovanni, datata tra la fine del XII e gli inizi del secolo successivo.

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Nella teca angolare successiva è esposto il Cofanetto di Ercole, un oggetto in legno, realizzato nel XIII secolo, sul quale sono applicate sottili lamine d’argento con la rappresentazione delle fatiche di Ercole.

PAUSA DI QUALCHE SECONDO

Nella vetrina accanto si conserva il paliotto della Vergine e Santi, tessuto di arte umbro-laziale realizzato in opus romanum in lino con ricami in seta colorata e oro. I paliotti venivano utilizzati per decorare la fronte degli altari in momenti particolari della liturgia durante l’anno. In alto al centro è la Vergine con Bambino in trono, circondata da angeli e santi. In basso, ai lati della crocifissione centrale, i martirî dei santi Pietro e Paolo.

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Il piviale conservato nella vetrina successiva è stato realizzato nel XIII secolo in opus anglicanum in lino laminato in oro e presenta una serie di martirî di santi, tra i quali quello di Thomas Becket. Come si può vedere dai tagli e dai pezzi che lo compongono, fu usato successivamente per creare una tonacella e una dalmatica ed è stato ricomposto durante l’ultimo restauro degli anni Settanta.

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Nella teca angolare successiva si conservano due cofanetti e un pastorale in avorio realizzati da artisti arabo-siculi nella seconda metà del XIII secolo. Sulla fronte del cofanetto più grande è presente un’iscrizione in arabo, probabilmente una preghiera ad Allah. Concepiti in origine come portagioie, furono utilizzati successivamente come preziosi reliquiari. Il pastorale posto a destra, invece, è decorato con oro e smalti di Limoges.

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Nella vetrina accanto è conservato il paliotto dell’Albero della Vita, realizzato nel XIII secolo in opus theuthonicum, in lino laminato in oro con ricami in seta e oro. Al centro è rappresentata la Crocifissione di Cristo. Dal legno della Croce nascono racemi vegetali che danno origine alla chiesa universale, rappresentata da santi, profeti, la Madonna con il Bambino e simboli cristologici. In alto la chioma dell’albero accoglie la figura del pellicano, simbolo della Passione e Resurrezione di Cristo.

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Concludiamo la visita in questo ambiente con il maestoso piviale di Bonifacio VIII, realizzato in opus cyprense, tecnica originaria dell’isola di Cipro, ma diffusa in tutto il Mediterraneo. Questo pezzo, probabilmente il più celebre di tutta la collezione insieme al cofanetto di san Thomas Becket, è stato ricamato da un artista palermitano nella seconda metà del XIII secolo. È un paramento ad uso esclusivo del pontefice, in seta rossa con clipei che accolgono al loro interno tre animali simbolici: l’aquila a due teste, il grifone e i pappagalli affrontati. Essi rappresentano le caratteristiche che, secondo papa Bonifacio VIII, doveva avere il sovrano ideale: continuità, potere ed eloquenza.