Vi trovate all’interno di un antico mitreo del I-II sec. d.C., un tempio pagano dedicato al dio Mitra. Esso è il più antico ambiente di tutto il complesso della Cattedrale di Anagni. Si presenta con le caratteristiche architettoniche originali e con la consueta copertura “a carena”: ha infatti la forma di una nave rovesciata.
Addossata alla parete di fondo potete ammirare l’antica ara sulla quale venivano sacrificati i tori; ancora oggi alle sue spalle si conserva la vaschetta di raccolta del sangue e dei fluidi dell’animale sacrificato, e il canale che permetteva il loro scolo al di fuori dell’edificio.
L’ambiente è dedicato all’arcivescovo Thomas Becket, ucciso da quattro cavalieri inglesi nel 1170 a causa dei suoi dissidi con il re Enrico II e canonizzato nel 1173 da papa Alessandro III nella chiesa di San Pietro a Segni, un centro urbano non lontano da Anagni. Dal momento che Thomas è rappresentato già come santo a sinistra del Cristo in trono sulla parete dietro l’altare, le pitture sono sicuramente successive all’anno 1173. San Thomas fu elevato, in questo modo, a difensore delle prerogative papali contro le ingerenze del potere temporale dei re.
In alto è una composizione circolare con l’Agnello Mistico tra angeli e simboli degli Evangelisti. Sulla parete destra del presbiterio trovate una teoria di apostoli, mentre a sinistra ci sono quattro pannelli relativi alla vita e al martirio di san Thomas Becket. Le prime due scene sono di difficile interpretazione, mentre la terza rappresenta il momento del martirio del santo. Quattro cavalieri irrompono nella cattedrale di Canterbury e uno dei fedeli di re Enrico sferra un fendente con una spada sulla testa dell’arcivescovo inginocchiato di fronte l’altare sotto lo sguardo di alcuni chierici. Nella quarta scena si intravede il primo miracolo compiuto dal santo.
Poco più avanti, in corrispondenza del gradino, la volta accoglie un’Ascensione di Cristo in mandorla sorretta da angeli.
Ora scendiamo il gradino e avviciniamoci all’uscita.
Sulla volta seguiamo le storie della Genesi, suddivise in quattro registri. Il ciclo comincia appena sopra l’ingresso, con la Creazione dell’Universo e la Separazione della Luce dalle Tenebre. Seguono: la Creazione di Adamo ed Eva, il Peccato Originale e il Rimprovero dei progenitori.
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Sul registro successivo, il secondo da destra appena dietro di voi, potete vedere la Spada di Fuoco a guardia dell’Eden, seguito dalla Cacciata dei Progenitori, il Lavoro dei Progenitori, il Sacrificio di Caino e Abele, l’Assassinio di Abele da parte di Caino e Noè nell’Arca. Sul terzo registro, invece, appena sotto il precedente, il Sacrificio di Abramo e Melchisedec ed episodi relativi all’incontro di Abramo con i tre angeli.
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Ancora dietro di voi, il quarto registro, quello prossimo alla parete, presenta episodi relativi al Sacrificio di Isacco e alla Primogenitura di Giacobbe.
Sulla parete sottostante sono presenti, anche se molto rovinati, cinque episodi tratti dal Nuovo Testamento e relativi alla Vita di Maria e all’Infanzia di Cristo: l’Annunciazione, la Visitazione, la Natività, l’Adorazione dei Magi e la Presentazione al Tempio.
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Alle vostre spalle, sull’altro lato, trovate una teoria di santi tra cui san Remigio, san Leonardo, san Benedetto e il gigante san Cristoforo, accanto all’antico ingresso dell’Oratorio.
Degna di menzione è la figura di cavaliere con spada e scudo crociato raffigurato a sinistra della porta-finestra. Si tratta di un disegno preparatorio, detto sinopia, che è stato riconosciuto come l’immagine di un templare.
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Sulla controfacciata potete avere una visione d’insieme di un particolare Giudizio Finale, evidente monito per coloro che lasciavano l’edificio sacro. Diviso in registri sovrapposti, nel terzo dall’alto presenta le cinque vergini stolte della parabola di Cristo, nude e legate per i polsi a cinque diavoletti. Rappresentano coloro che, al momento del Giudizio, vengono colti impreparati e sono destinati, quindi, al castigo eterno. In contrapposizione a loro, sulla finestra, possiamo ammirare le cinque vergine sagge, vestite e con in mano l’ampolla con l’olio di scorta per le lampade.
In passato quest’ambiente fu utilizzato come cimitero per i nostri canonici. Quest’uso improprio ha alterato lo stato di conservazione delle pitture che risultano oggi compromesse e di difficile fruizione.
Potete ora dirigervi verso la Cripta di San Magno. Le luci si accendono ogni 30 minuti. Se sono spente potete attendere nell’ambulacro la prossima accensione. Se sono già accese, invece, controllate l’orario per essere sicuri di non avere perso troppi minuti preziosi per poterla visitare con calma e per bene. In questo caso vi consigliamo di attendere all’esterno il turno successivo. Le regole e i turni di accesso sono esposti a sinistra dell’ingresso in cripta.